Автор: Пользователь скрыл имя, 10 Февраля 2011 в 01:31, реферат
The author gratefully acknowledges all the help and assistance extended by Prof. M. di Prisco, who exhibited a great deal of patience as the writing of this thesis progressed. The expertise provided by Dr. M. di Prisco was invaluable. Sincere appreciation is also expressed for both the teaching and research assistantships provided during my Master’s program.
Acknowledgements
The author gratefully acknowledges all the help and assistance extended by Prof. M. di Prisco, who exhibited a great deal of patience as the writing of this thesis progressed. The expertise provided by Dr. M. di Prisco was invaluable. Sincere appreciation is also expressed for both the teaching and research assistantships provided during my Master’s program.
Special gratitude and thanks to the Research Technicians, Simone Lampolla, Lamberti for their invaluable technical support and the Department of Civil and Environmental Engineering for this opportunity.
Abstract
The mitigation of the risk of slope stability problems can be performed in different ways and new designs can benefit from the material properties of fiber reinforced concrete in terms of light weight, fast assemblage etc.
The main goal of this thesis
report is to characterize the performance of high performance concrete
plates reinforced with straight steel fibers and with special high bond
steel bars for use in applications of stabilizing earth slopes. Results
from a series of tests with known boundary conditions on fiber reinforced
concrete specimens are reported and discussed. Moreover, the present
thesis is aimed at an accurate FE-modelling of the behavior of plates
loaded by a post tensioned anchor. The code used is Diana with a……..
material model. Thus the experimental results from tests on plates
are presented with the results from FE-simulations.
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1- INTRODUZIONE
I materiali a base cementizia sono caratterizzati da un comportamento piuttosto fragile,
da una limitata resistenza a trazione e da una scarsa capacità deformativa. Se sottoposti
a sforzi di trazione, pertanto, si deformano elasticamente, alla risposta elastica segue
però immediatamente una fase di micro-fessurazione e di successiva rottura.
L’introduzione di un rinforzo fibroso diffuso all’interno della matrice cementizia
permette di limitarne tale fragilità, dando origine a materiali eterogenei caratterizzati da
maggiore resistenza, ma soprattutto da maggiore tenacità. Nasce proprio da questa idea
il calcestruzzo fibrorinforzato (FRC, “Fiber Reinforced Concrete”) cioè un materiale
composito costituito da calcestruzzo ordinario e fibre di varia natura.
L’utilizzo delle fibre come rinforzo consente di individuare le seguenti componenti
principali:
- la matrice cementizia (legante);
- l’aggregato (sabbia e/o ghiaia);
- l’acqua
- le fibre.
In relazione al materiale che le costituisce, le fibre possono essere classificate in
metalliche, naturali o sintetiche.
Le fibre si definiscono “strutturali” quando consentono anche di incrementare
sensibilmente la tenacità del calcestruzzo naturale e fibre “non strutturali” quando
risultano efficaci nel limitare la fessurazione e migliorare la resistenza al fuoco.
È noto che l’aggiunta di fibre non influisce in modo significativo sul miglioramento
delle proprietà meccaniche del calcestruzzo prima della fessurazione ma produce
benefici solo in fase di post-fessurazione, svolgendo un’azione di cucitura delle fessure
e fornendo una resistenza residua ad avvenuta fessurazione.
Il maggiore sviluppo del calcestruzzo fibrorinforzato si è avuto a partire dagli anni
Sessanta. Da allora si sono registrati progressivi miglioramenti riguardo le conoscenze
relative al ruolo svolto dal rinforzo fibroso nei materiali a base cementizia, attraverso lo
studio dell’effetto delle fibre sulla tenacità del composito e dell’interazione fibramatrice.
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L’uso del fibrorinforzo è talvolta economicamente più conveniente rispetto all’armatura
ordinaria poiché consente di eliminare i tempi di posa dell’armatura e garantisce la
presenza di un rinforzo anche nei punti in cui la tradizionale armatura fatica a rimanere
nella corretta posizione durante le operazioni di getto.
In particolare, le fibre strutturali sono indicate per integrare o sostituire l’armatura
diffusa (es. staffe o armatura di parete) in quanto quella convenzionale si presta meglio
a funzionare come armatura concentrata (es. armatura flessionale nelle travi).
Le prestazioni del calcestruzzo fibrorinforzato dipendono da una distribuzione
omogenea delle fibre di acciaio nella matrice, dalla loro forma e dalla qualità
dell’acciaio. Esse devono garantire un buon ancoraggio alla matrice; la presenza di
sagomature alle loro estremità è particolarmente utile per l’interazione meccanica che si
verifica tra la fibra e il calcestruzzo adiacente. È importante quindi che le fibre abbiano
un’ottima resistenza a trazione in modo tale che si verifichi sempre lo sfilamento della
fibra e non la sua rottura.
L’uso del calcestruzzo rinforzato con fibre d’acciaio è in continua espansione
soprattutto nelle strutture caratterizzate da basso spessore ed un’ampia superficie
orizzontale. La sua miglior capacità di controllo dell’apertura di fessura e la maggiore
resistenza post-picco lo rendono un materiale estremamente indicato per le applicazioni
dove sono richieste proprietà quali resistenza ai carichi impattivi, agli shock termici,
all’abrasione nonché in tutte quelle situazioni in cui sia richiesta al materiale una
notevole capacità di assorbire e dissipare energia.
L’FRC trova oggi applicazione nelle pavimentazioni industriali, nei serbatoi, in vasche
di varia natura comprese le piscine, nei rivestimenti delle gallerie con conci
prefabbricati o spritz-beton (gunite).
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2- I CALCESTRUZZI FIBRORINFORZATI
2.1- PROPRIETA’ CHIMICO – FISICHE - MECCANICHE DEL
CALCESTRUZZO
2.1.1- Composizione del calcestruzzo e “mix design”
Il calcestruzzo è un conglomerato artificiale, composto da:
- cemento (legante idraulico);
- materiale inerte di diverse dimensioni (sabbia, ghiaia e pietrisco) costituente lo
scheletro solido del conglomerato;
- acqua.
La miscela di pasta di cemento (cemento e acqua) e di sabbia è detta “malta di
cemento”, aggiungendo aggregati grossi alla “malta di cemento” si ottiene il
calcestruzzo.
Fig 1- Componenti del calcestruzzo
Il calcestruzzo fresco, chiamato anche impasto, successivamente ai fenomeni di presa e
di indurimento, assume l’aspetto e la consistenza definitivi (calcestruzzo indurito o
stagionato).
La presa è la fase iniziale della stagionatura, ha una breve durata che può variare da
qualche minuto a qualche giorno; si considera terminata quando l’impasto non può più
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essere manipolato. L’indurimento è la fase nella quale l’impasto già rappreso acquista
resistenza meccanica, essa può durare da qualche ora a qualche anno a seconda del tipo
di legante e delle condizioni di stagionatura.
Il calcestruzzo ordinario è quello più comunemente usato e caratterizzato da elevata
densità; il calcestruzzo leggero è invece quello ottenuto con aggregati leggeri o porosi
(ad esempio con pomice, argilla espansa, polistirolo espanso, ecc.) oppure con additivi
speciali.
A seconda delle modalità di lavorazione e costipamento si distinguono calcestruzzi
asciutti, plastici, fluidi; oppure calcestruzzi colati, pompati, vibrati, centrifugati, a
penetrazione di malta.
I tipi di cemento più usati sono:
A) cementi normali e ad alta resistenza di cui fanno parte il cemento Portland,
pozzolanico e d’alto forno;
B) cemento alluminoso.
Il cemento
Il cemento svolge un ruolo fondamentale nella composizione del calcestruzzo insieme
all’acqua d’impasto; esso è considerato un legante idraulico in quanto ha la proprietà di
far presa ed indurire nell’acqua.
La qualità del calcestruzzo è particolarmente influenzata dalle proporzioni d’acqua e di
cemento (A/C) impiegati per l’impasto: un rapporto acqua/cemento basso è un
presupposto fondamentale per ottenere un calcestruzzo di qualità con caratteristiche
fisico-meccaniche superiori.
Le prestazioni del calcestruzzo in fase di servizio, a parità del rapporto A/C e di
aggregati, possono variare significativamente in funzione del tipo di cemento utilizzato;
per questa ragione, è facile comprendere che i cementi dovranno essere classificati in
base alle loro prestazioni e alla loro composizione.
È possibile classificare i cementi per classe, tipo, sottotipo e per classe di resistenza; per
ogni tipo di cemento il produttore fornisce le seguenti classi di resistenza: 32.5; 32.5R;
42.5; 42.5R; 52.5; 52.5R. Il numero (32.5, 42.5 o 52.5) identifica la soglia minima di
resistenza meccanica a compressione, in N/mm2, a 28 giorni di stagionatura.
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Il cemento più utilizzato nelle costruzioni è il cemento Portland che è ottenuto cuocendo
una miscela di terre naturali o artificiali (calcare, argilla, cenere di pirite, ecc.) e
macinando successivamente il prodotto della cottura (clinker di cemento Portland).
Gli aggregati
Gli aggregati rappresentano il 60-80% della massa del conglomerato cementizio, essi
costituiscono lo scheletro del calcestruzzo allo stato indurito e caratterizzano la
resistenza, la deformabilità e la durabilità del prodotto finito. In relazione al diametro
medio, gli aggregati si distinguono in fini (sabbie d<4mm) o grossi (ghiaie).
Per conferire al calcestruzzo una buona resistenza, l’assortimento del materiale inerte o
meglio dell’aggregato deve avere un volume minimo di vuoti e richiedere quindi la
minima quantità d’acqua per l’impasto. In sostanza l’inerte deve essere bene assortito in
modo tale che i granuli più fini si possano collocare nei vuoti interstiziali presenti tra
quelli dei grani più grossi. In questo modo verrà a formarsi di uno scheletro di elementi
lapidei con un contenuto di vuoti interstiziali relativamente ridotto. Tali vuoti saranno
poi occupati dalla pasta di cemento (cemento e acqua) che, una volta indurita,
trasformerà l’inerte in un conglomerato monolitico.
Il controllo della granulometria si realizza tracciando la curva granulometrica della
miscela, ottenuta riportando in un diagramma la percentuale in peso degli inerti passanti
in crivelli con fori di diametro d in funzione del diametro dei grani.
Per ottenere un conglomerato con la massima densità possibile, cioè con il minor
contenuto di vuoti tra i singoli granuli, occorre che la miscela di inerti abbia una corretta
granulometria e che la curva granulometrica completa del sistema solido (cemento e
aggregato) segua la seguente formula, proposta da Füller e Thompson:
P = 100 (d/D)1/2 [1]
dove P è la percentuale di materiale passante al setaccio con apertura d e D è il
diametro massimo dell’aggregato analizzato.
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Fig 2 – Curva granulometrica di Fuller
Occorre notare che la curva di Fuller non tiene conto di tutte le caratteristiche fisiche del
materiale; in particolare un calcestruzzo che soddisfa l’equazione [1] è caratterizzato da
un elevato impacchettamento dei suoi granuli e di conseguenza presenta scarsa
lavorabilità.
Bolomey ha pertanto ripreso la formula di Fuller aggiungendo un parametro (A) il cui
valore è funzione dei requisiti fisici dell’aggregato e dipende dalla fluidità dell’impasto.
Secondo Bolomey per la miscela cemento e aggregato vale la relazione:
P = A + (100 – A) · (d/D)1/2 [2]
Valori di A per calcestruzzi con consistenza di:
Tipo di aggregato Terra umida Plastica semifluida Fluida superfluida
Alluvionali 8 10 12
Frantumati 10 12 14
Tabella 1 – Valori tipici di A per ottimizzare la granulometria secondo l’equazione di
Bolomey
Il parametro A cresce all’aumentare della lavorabilità e anche passando da aggregati
alluvionali, più tondeggianti, ad aggregati frantumati, più irregolari.
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Inoltre, si rileva che un aumento di A fa sì che aumenti anche la quantità di parti fini
presenti nell’aggregato1.
Fig. 3 – Curva granulometrica di Bolomey
Le curve di Fuller e Bolomey forniscono le distribuzioni granulometriche che danno i
migliori risultati dal punto di vista della resistenza e della lavorabilità del calcestruzzo.
Per stabilire se la curva granulometrica di un determinato aggregato sia o meno
accettabile si deve fissare un criterio di tolleranza: per i diversi setacci si stabilirà un
margine superiore e uno inferiore rispetto al valore della curva teorica e si otterranno
così una curva inferiore e una superiore a quella ottimale (fuso granulometrico, vedi
figura 4). Un aggregato sarà considerato accettabile se la sua curva granulometrica è
compresa nel fuso:
Fig. 4 – Fuso granulometrico
1 La costante A è nulla solo per materiali fini quali sabbie con D _ 10 mm , mentre Fuller considera A = 0
qualunque sia lo stato fisico e la fluidità del materiale.